sabato 21 giugno 2008

A CHE SERVE LA GRAMMATICA 1 - L'esame di maturità

A scuola le colleghe mi chiedono se ho sentito del putiferio sull'esame di maturità: non ne sapevo niente. Ma come, non hai sentito? Gli Ossi di seppia erano dedicati a un uomo e tutto il tema era sul ruolo della donna nella poesia di Montale…
Lì per lì non approfondisco e non mi metto a spiegare alle colleghe che Montale è il mio poeta, e, almeno stando alla biografia e alla fauna femminile che popola le sue poesie, non mi risulta che fosse omosessuale.
A casa ho l'edizione degli Ossi de Lo Specchio, mi riprometto di indagare. A pranzo ne parlo con Mauro e lui mi fa: ma sì, una poesia dedicata a un ballerino, parla di un sorriso… e io: ripenso il tuo sorriso ed è per me un'acqua limpida… Uno dei pochi incipit scritti a fuoco nella mia psicolabile memoria… Apro il libro, eccola. Non mi ricordavo del ballerino russo. Non lo sapevo, anzi. Ma l'avevo 'girata' a un amico anch'io, molti anni fa. Perché, oltretutto, mi sembra chiarissimo che di amicizia, e non di amore, si tratta.
Quando ti chiedono a cosa serve la grammatica.
Per esempio a capire le poesie.
Quella scimunita dell'ispettrice ha detto che quel vocativo, 'o lontano' potrebbe anche essere un avverbio. Un avverbio.
Diciamo che invece di un aggettivo potrebbe essere un avverbio, ma sempre di vocativo si tratta, furbona! Forse parlava di quell'altro, 'o vero'. Che probabilmente sarà 'ovvero', ma potrebbe essere anche 'oppure sei davvero uno di quei raminghi… ecc.
Leggo dal Corriere che secondo l'ispettrice «Non era un errore, la traccia poteva avere qualche imprecisione ma non tale da compromettere lo svolgimento della prova da parte di oltre 30 mila studenti che hanno scelto questo tema» e che « comunque nella traccia c'erano tutti gli elementi della poetica di Montale con i quali i ragazzi potevano costruire il tema».
Le leggiamo insieme?
2.1. Nella prima strofa il poeta esprime, in una serie di immagini simboliche, da una parte la sua visione della realtà e dall’altra il ruolo salvifico e consolatorio svolto dalla figura femminile. Individua tali immagini e commentale.
2.2. Nel verso 2 ricorre l’allitterazione della “r”. Quale aspetto della realtà sottolinea simbolicamente la ripetizione di tale suono?il rumore dell'acqua che scorre tra i sassi del fiumiciattolo?
2.3. Il ricordo della donna è condensato nel suo viso e nel sorriso, nel quale si manifesta, “libera”, la sua “anima”(v. 6) il poeta non lo sa dire, ma l'ispettore, dopo tanti anni di insegnamento nei licei, lo sa per certo. Prova a spiegare in che senso il portare con sé la sofferenza per il male del mondo può essere, come dice il poeta, “un talismano” (v. 8) per un’anima e come questa condizione possa essere altrettanto serena ?????? che quella di un’anima “ingenua” non toccata dal male (v. 6).

2.4. Nella ultima strofa ricorrono espressioni relative sia alla condizione interiore del poeta, sia alla “pensata effigie” (v. 9) della donna. Le prime sono riconducibili al motivo dell’inquietudine, le seconde a quello della calma. Commenta qualche espressione, a tuo parere, più significativa relativa a entrambi i motivi e in particolare il paragone presente nell’ultimo verso.
2.5. Analizza la struttura metrica (tipi di versi, accenti e ritmo, eventuali rime o assonanze o consonanze), le scelte lessicali (i vocaboli sono tipici del linguaggio comune o di quello letterario o di entrambi i tipi?) e la struttura sintattica del testo ma perché non l'hai analizzata tu, prima, somaro???? e spiega quale rapporto si può cogliere tra le scelte stilistiche e il tema rappresentato.

Io lo trovo semplicemente allucinante. Qui non stiamo parlando di Agostino Richelmy (di cui mi toccò commentare una poesia allo scritto di Letteratura contemporanea – mai sentito nominare, sia chiaro), o di qualche altro più o meno oscuro poeta del nostro Novecento. Stiamo parlando di un grande, per non dire del più grande, di un premio Nobel (il che non vuol neanche dire poi tanto, se pensiamo a Quasimodo…).
In trentamila si sono esercitati a massacrare il povero Montale riducendolo a una specie di stilnovista dei giorni nostri…
Vi prego, per rispetto al poeta: rileggetela con me.

Eugenio MONTALE, Ripenso il tuo sorriso, (da Ossi di seppia, 1925)

A K.

Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le petraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio d’un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto s’esprime libera un’anima ingenua,
o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella mia memoria grigia
schietto come la cima d’una giovinetta palma.

P.S. Ho scoperto che il mio prof di letteratura Contemporanea, Silvio Ramat, certifica che il misterioso K. è quel ballerino russo ec. E va giù di brutto in questo articolo.

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